Celiachia: troppe donne ignorano di averla!

Ovvero convive con una infiammazione cronica dell’intestino tenue scatenata dall’ingestione di glutine (frazione proteica, alcol solubile, presente in alcuni cereali tra i quali frumento, segale, orzo, avena, farro, spelta, kamut, triticale.
La sterilità senza altra causa, l’endometriosi, un menarca tardivo o una menopausa precoce, le alterazioni del ciclo e l’amenorrea sono sintomi frequenti, così come le fratture spontanee in donne giovani o l’anemia da carenza di ferro che si manifesta in una celiaca su due.
Se non trattata la celiachia può portare a conseguenze anche drammatiche come il linfoma intestinale. Ma anche l’intolleranza non riconosciuta per molto tempo genera gravi danni alla mucosa dell’intestino (tra i quali l’atrofia dei villi). Solo una dieta senza glutine, condotta con rigore e decretata da un professionista, al momento può garantire al celiaco un perfetto stato di salute. Ai problemi fisici e psicologici vanno poi aggiunti i costi, notevoli, a carico delle famiglie (100 euro al mese per la donna, 150 per l’uomo) e del sistema sanitario nazionale.
«La diagnosi di celiachia, oltre che un dovere verso la salute dei pazienti, è un’importante operazione di prevenzione e di contenimento della spesa sanitaria – spiega il presidente di AIC, Giuseppe Di Fabio – perché il celiaco non diagnosticato, o con diagnosi tardiva, manifesta gravi complicanze che costringono a frequenti ricorsi a cure mediche che gravano sulla collettività. Servono, in media, ancora sei anni per giungere alla diagnosi, sprecando denaro pubblico con esami inutili e costosi e ritardando l’inizio della terapia».
Contro le indicazioni degli esperti, però, una delle ultime mode in campo alimentare è la dieta gluten free, anche per chi non soffre di celiachia: secondo una ricerca Doxa, 3 italiani su 10 pensano che un’alimentazione senza glutine faccia dimagrire (e 1 su 10 che sia più salutare). Convinzione smentita dagli esperti: «E’ preoccupante – dice Luca Piretta, nutrizionista, specialista in gastroenterologia e docente all’Università Campus Bio-medico di Roma – che la glutenfobia si stia diffondendo senza fondamento. Il glutine è dannoso solo per i celiaci e gli ipersensibili, quindi l’1 per cento della popolazione mondiale. Gli altri possono mangiarlo senza problemi».
Fonte: estratto da un bel servizio di Federica Cappelletti su La Nazione, 5/06/16
Fonte immagine: Cibo Archivi – Pagina 2 di 14 – Radio Food (radio-food.it)